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La scenografia | sicurezza in scena

Mar 27, 2021   //   by admin   //   Blog  //  Commenti disabilitati su La scenografia | sicurezza in scena

Il Ministero degli Interni ha emanato un decreto per la prevenzione degli incendi nei locali e nelle sale aperte al pubblico il 19 agosto 1996 a cui si sono aggiunte alcune modifiche nel gennaio e settembre 2001.

La normativa riguardante i materiali da impiegare nella realizzazione delle scenografie vanno sempre rispettate. C’è il rischio che i Vigili del Fuoco possano sospendere gli spettacoli.

I criteri stabiliti nel decreto mirano a:

  • garantire la stabilità delle strutture portanti al fine di assicurare il soccorso agli occupanti;
  • limitare la produzione e la propagazione di un incendio;
  • limitare la propagazione di un incendio a locali contigui;
  • assicurare la possibilità che gli occupanti lascino il locale indenni o che siano soccorsi in modo opportuno;
  • garantire la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.
Teatro Regio: incendio_sicurezza

Incendio nel Teatro Regio di Torino nel 1936

Il decreto prevede due tipi diversi di scenografie:

  1. la scena è separata dalla sala e dai locali di servizio tramite strutture resistenti al fuoco (porte antincendio e sipario tagliafuoco);
  2. scenografia integrata con la sala in cui non esiste alcuna separazione, i classici teatri “sperimentali”.

I materiali:

Devono essere usati materiali catalogati in una sorta di tabella stilata in base alla loro resistenza al fuoco e quindi al grado di ignifugazione. Questo deve essere evidente quando si ha a che fare con i fornitori.

materiale ignifugo sicurezza

Materiale ignifugo ed oscurante

Per gli scenari, il decreto dice che devono essere utilizzati materiali “combustibili di classe di reazione al fuoco non superiore a 2″. E’ consentito usare i materiali superiori a 2 a condizione che siano previsti accorgimenti migliorativi delle condizioni globali di sicurezza della scena, come lo smaltimento dei fumi tipo rilevatori di fumo etc.

Se i materiali non sono ignifughi all’origine, si possono trattare successivamente. A patto che la ditta fornitrice ne certifichi l’avvenuta azione.

Nei locali in cui la scena è integrata alla sala, i materiali che dovranno essere usati non devono essere superiori alla classe 1.

Altre disposizioni:

nel decreto vengono citati anche i seguenti accorgimenti:

  • Le scene devono contenere unicamente scenari, gli spezzati e gli attrezzi necessari per lo spettacolo collocati in modo da non ingombrare i passaggi per favorire interventi dei mezzi antincendio;
  • I depositi ed i laboratori non devono avere alcuna comunicazione con la scena e con le aree riservate al pubblico tranne i magazzini di servizio;
  • E’ vietato fumare in scena salvo per esigenze di spettacolo con comunicazione da dare tempestivamente ai Vigili del Fuoco;
  • Eventuali scarti di lavori, dovranno essere rimossi prima della rappresentazione.

I posti a sedere:

Altra norma da osservare in teatro durante il montaggio della scenografia (teatri da più di 1000 posti) impone che se la scena dovesse sporgere dal sipario, in nessun caso dovrà impedire la totale chiusura del sipario di sicurezza.

Per approfondire l’argomento consiglio un libro e un link che, credo, siano i migliori e di riferimento:

Fammi sapere cosa ne pensi.

Scrivimi a: scenografia.barbato@gmail.com

La scenografia | l’edificio teatrale

Mar 21, 2021   //   by admin   //   Blog  //  Commenti disabilitati su La scenografia | l’edificio teatrale

L’edificio teatrale è “per eccellenza” il luogo in cui avviene l’incontro fra il pubblico e lo spettacolo.

Ovviamente il “luogo teatrale” può essere anche all’aperto.

Certamente in origine, nelle prime forme di spettacolo nell’antica Grecia, vi era solo l’attore circondato dal pubblico. Niente scenografia ne sala teatrale.

Ogni tipologia di spazio ha problemi diversi e diverse soluzioni. Non a caso, una delle prime domande che uno scenografo fa è “dove va in scena?”.

Bisognerà, quindi, analizzare il rapporto della scena con la sala teatrale e, quindi con il pubblico.

L’occhio attraverso il quale lo scenografo deve immaginare di vedere il bozzetto è proprio quello dello spettatore “medio”.

La disposizione pubblico-spettacolo ha avuto nel tempo vari cambiamenti. Anche la scenografia, lungo il percorso della storia, non ha avuto sempre la funzione “illusionistica”. Ad esempio nel teatro greco o elisabettiano, non esisteva neppure una vera e propria scatola scenica.

Tipologie di spazi per il teatro

Il teatro che si produce oggi in Italia si fonda, per la maggior parte, sulle cosiddette “compagnie di giro”.

La compagnia di giro concepisce ed allestisce lo spettacolo in giro per il paese, in tournée. C’è da precisare che taluni si muovono per “teatri stabili” ed altri per quelli lirici.

La maggioranza degli spettacoli, infine, prevede varie repliche. Quindi la scena va montata e smontata in palcoscenici  diversi e differenti da quello in cui è nata.

Questo problema va compreso dallo scenografo che dovrà saper adattare, a partire dal bozzetto, la scena per tutte le situazioni possibili.

Nel bozzetto si sceglie un punto di vista, unico e, pertanto, solo da lì si potrà vedere l’esatto effetto visivo immaginato. I teatri italiani in cui oggi ci si trova ad allestire possono essere divisi in alcune tipologie:

  • teatri all’aperto di impianto greco-romano e arene;
  • teatri rinascimentali e seicenteschi;
  • teatri sette-ottocenteschi a ferro di cavallo;
  • sale cine-teatrali;
  • teatri del novecento con adeguamenti moderni.

Il teatro all’aperto di tipo greco-romano

Questa tipologia di impianti, con le loro vaste cavee semicircolari a gradinata, impongono allo scenografo di impostare in modo totalmente diverso la scenografia.

teatro Greco Romano

Esempio di teatro Greco Romano

La scena non dovrà avere un punto di vista privilegiato, ma essere pensata per poterne usufruire contemporaneamente da più punti. La stessa, non dovrà avere delle chiusure laterali che impedirebbero al pubblico di vedere. Anzi, dovrà essere visto come un oggetto che si integra amabilmente con tutto lo spazio e gli attori.

Non a caso i greci ed i romani, usavano pochi elementi scenici privilegiando l’architettura stessa del teatro.

Il teatro sette-ottocentesco

La gran parte dei teatri in Italia sono relativi a questa epoca.

Gli esempi più significativi che si possono citare sono:

  • Teatro alla Scala di Milano (1778);
  • Teatro La Fenice di Venezia (1792);
  • Teatro San Carlo di Napoli (solo esterno 1737) – (ricostruzione interna nel 1816 a seguito di un incendio);

La struttura tipica di questa tipologia teatrale prende forma nel XVII secolo e si sviluppa nei due secoli successivi, fino a diventare desueta nel Novecento.

Ancora oggi, però, vengono costruiti teatri simili a quelli ottocenteschi. Ad esempio come il Teatro Politeama di Catanzaro inaugurato nel 2002.

teatro San Carlo di Napoli

Teatro San Carlo di Napoli

La sala dei teatri ottocenteschi è in genere in declivio, possiede una pendenza verso il palcoscenico per favorire la visibilità del palco da parte degli spettatori. Un tempo i nobili avevano il privilegio di stare nei palchi, mentre il “volgo” in piedi in platea.

Oggi i posti più importanti sono al contrario: in platea le autorità, sui palchi e nei loggioni.

Il loggione, che è la balconata che si trova al di sopra dei palchi è destinata agli spettatori meno facoltosi che siederanno su scomodi sgabelli o su ripide gradinate.

Una particolarità dei teatri a palchi sono le cosiddette barcacce o palchi di proscenio. La prima è il palchetto più laterale della prima fila e spesso si trova ad appoggiare sul proscenio del palcoscenico, vicino al boccascena.

I teatri ottocenteschi, pur non essendo i più “democratici” nella disposizione dei posti, sono sicuramente i più efficienti dal punto di vista tecnico.

I palcoscenici sono sempre di una dimensione adeguata rispetto a quella dello spazio destinato agli spettatori. Dalla graticcia al palco passano almeno 15/16 metri e dal boccascena almeno 7/8 metri.

Il cine-teatro dei primi decenni del Novecento

Molti teatri costruiti nel Novecento sono nati come cineteatri: in essi venivano proiettati film preceduti dall’avanspettacolo. Non erano molto grandi e la sala era pressoché piatta o con una inclinazione minima.

Niente palchi ma una o due balconate. In alcuni casi nemmeno queste.
Come per il Teatro Nuovo di Milano.

teatro Nuovo di Milano

Teatro Nuovo di Milano

La maggior parte di questi teatri sono in stile liberty e li troviamo in moltissime cittadine di provincia. Sono dei veri e propri gioiellini.

I difetti di questi teatri sono solitamente costituiti da un palcoscenico troppo piccolo, un boccascena troppo rettangolare, una graticcia bassa e poco spazio per i “fuoriscena” dal palco.

La sala è profondissima. Tanto che gli spettatori in ultima fila vedranno poco o nulla.

Sebbene, date tutte queste problematiche, il cine-teatro del Novecento riscontri, spesso erano preferiti perché erano collocati al centro delle città. Come il Teatro Diana di Napoli.

Accadeva, quindi, che le compagnie dovessero avere una scena grande ed una di dimensioni ridotte per entrare in queste sale.

La sala teatrale moderna

Molti teatri italiani moderni (parliamo quindi del 900 addentrato), furono costruiti secondo alcune indicazioni proposte dal grande WAGNER che immaginò teatri al chiuso con cavee che riprendevano il teatro greco e romano a semicerchio con gradinate in cui dovevano esserci le poltrone ed una buona acustica.

Inoltre, la suddivisione ritornava ad essere “democratica”. L’orchestra che fino ad allora suonava sotto al palcoscenico, ora, si trovava collocata in una buca che la nascondeva agli spettatori.

Altra innovazione fu l’introduzione del velluto nel sipario. Si chiudeva per i cambi di scena. La possibilità di controllare facilmente l’accensione e lo spegnimento delle luci che illuminavano il palco etc.

Teatro Regio Torino

Teatro Regio Torino

Con questa concezione nacquero così il Teatro Regio di Torino (1973) ed il Teatro degli Arcimboldi di Milano.

In questo caso, la scenografia dovrà considerare che buona parte del pubblico avrà un punto di vista più alto del normale, proprio come nel teatro greco-romano.

Per approfondire l’argomento consiglio due libri che, credo, siano i migliori e di riferimento:

Fammi sapere cosa ne pensi.

Scrivimi a: scenografia.barbato@gmail.com